Venerdì Santo

Durante tutta la Settimana Santa molti devoti seguono il digiuno, soprattutto nel giorno del Venerdì Santo. Resta comunque usanza diffusa quella di non consumare carne in questo particolare giorno, ma di prediligere pietanze povere, come i legumi  e le verdure. Il Venerdì Santo è indubbiamente la giornata più sentita dagli abitanti, con la tradizionale processione lungo le vie del paese. La Messa ha inizio nelle prime ore del pomeriggio e, dopo l’Omelia, tutti i fedeli si recano verso l’altare per il bacio della Croce. Dopo il rito religioso si crea una processione che dalla Chiesa Madre arriva fino alla Chiesa del Monte Calvario, una piccola chiesetta costruita nel 1700 all’interno della quale rimangono custodite per tutto l’anno le statue del Cristo Morto, dell’Addolorata , della Maddalena e di San Giovanni Evangelista. Tale chiesa viene aperta ai fedeli proprio per questa cerimonia. La statua del Cristo Morto è posta su una bellissima urna di legno e vetro e viene addobbata con degli ortaggi, soprattutto fave. Questa usanza trae origine dagli antichi costumi greco-albanesi e non è altro che il richiamo all’antichissimo rito della cena dei morti “alla quale si ponean le fave, la torta, l’ova siccome cibi consacrati ai defunti”. Questi erano simboli di vita presso gli antichi popoli orientali e nascondevano nei legumi e nell’uovo il principio generatore, l’anima del mondo. E’ probabile che i cristiani svuotarono di ogni significato superstizioso queste usanze e ponendo sulla “Vara” del Signore Morto tali ortaggi si vuole richiamare il vero e unico principio generatore della vita, l’anima del mondo. Inoltre, durante tutta la processione  è indispensabile la presenza dei “lamentaturi”, un gruppo di uomini che accompagnano per tutto il tragitto la bara del Cristo, intonando “la passione di Gesù” con lamenti struggenti. Anche in quest’altra usanza possiamo riscontrare ulteriori tratti greco-albanesi. L’impostazione della musicalità orientaleggiante differenzia infatti i nostri lamentatori dal resto della Sicilia orientale: il suono di queste cantilene richiama i “vajtimat” (canti funebri) e gli “eukomiet” (elogi) che si cantano a Piana degli Albanesi. Durante la processione, di tanto in tanto, i lamentatori fanno delle piccole soste: le porte delle case si aprono e i padroni fanno offerta di un bicchiere di vino per far rischiarire le loro corde vocali. La processione è accompagnata dalla banda del paese che esegue marce funebri, mentre alcune donne in processione camminano scalze, vestite di nero e in passato mettevano “u fazzulettune”, uno scialle che copriva anche il viso. Infine lungo la processione vi sono anche i “cuncreati”, uomini con catene ai piedi che avevano fatto il voto. I santi girano lungo le strade principali del paese, per poi ritornare alla Chiesa del Monte Calvario intorno alla mezzanotte. Gli uomini che portano le “Vare” sono soliti urlare in onore del Cristo morto la frase “Viva a Misericordia re Diu”.